Muoversi 2 2021
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BONIFICHE: LA STRATIFICAZIONE NORMATIVA CREA SOLO CONFUSIONE

BONIFICHE: LA STRATIFICAZIONE NORMATIVA CREA SOLO CONFUSIONE

intervista a Alessandro Bratti


Alessandro Bratti

Direttore Generale

ISPRA

Ispra si occupa, tra le altre cose, di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati. Negli anni la legislazione su queste materie è molto cambiata. Quanto questi interventi hanno contribuito a rendere più efficace la vostra attività?

In effetti negli ultimi anni la normativa riguardante ha subìto numerosi cambiamenti con decreti e relative conversioni in legge, ultimo dei quali il cosiddetto “Decreto semplificazioni” (Legge n. 120/2020, ndr). Questi interventi hanno creato una stratificazione normativa, in cui non solo le norme si sovrappongono alle precedenti creando la necessità di continui chiarimenti e interpretazioni, ma spesso si introducono modifiche su singoli temi la cui applicazione confligge o non è pienamente congruente con altre norme o parti di esse. Sarebbe quindi auspicabile una sorta di sospensione degli interventi normativi primari e secondari randomizzati, a favore di un impegno per un coordinamento delle norme nazionali esistenti, che potrebbe passare anche per una revisione dell’intero D.Lgs n. 152/06, il cosiddetto “Codice Ambientale”, o almeno per la parte relativa alle bonifiche. In relazione a questo tema non è da sottovalutare il fatto che non si è ancora riusciti a maturare le condizioni per una normativa europea sul suolo che tenga nel dovuto conto anche il problema dei siti contaminati. Questa direttiva potrebbe costituire un punto di riferimento per  il recepimento nelle norme dei singoli Stati, che, al momento attuale, non hanno in comune neanche la definizione di sito contaminato.

Non può sfuggire il fatto che il Sistema non è il solo attore nel procedimento di bonifica, che comprende anche enti locali e lo stesso MITE. In questo senso una revisione della norma contribuirebbe a ridurre le difformità di applicazione sul territorio che spesso discendono da diverse interpretazioni formulate in sede locale

Ispra è un sistema a rete che, da un lato, serve a garantire alle imprese iter rapidi ed efficaci e, dall’altro, a tutelare i cittadini. Con la nascita del MITE il tema delle bonifiche e del recupero ambientale, come ha detto recentemente il neoministro Cingolani, assumono ulteriore rilievo. A volte però le imprese di scontrano con un’applicazione difforme delle norme sul territorio e con difficoltà nei rapporti con gli enti locali – frutto anche del progressivo decentramento amministrativo che portano ad un ritardo negli interventi di bonifica. Come si può superare questo “stallo”?

In realtà ISPRA coordina il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA); un sistema a rete che comprende anche le agenzie per la protezione dell’ambiente regionali e provinciali. Uno dei principali obiettivi di questo sistema è proprio quello di assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio  dell’azione  conoscitiva  e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. Certo la sola struttura non basta, sono necessarie azioni mirate. In questo senso è importante consolidare il confronto all’interno del Sistema, formulare linee guida garantendone l’applicazione, sostenere una formazione continua e, non ultimo, rafforzare il Sistema con l’assunzione di nuovo personale. Inoltre, non può sfuggire il fatto che il Sistema non è il solo attore nel procedimento di bonifica, che comprende anche enti locali e lo stesso MITE. In questo senso una revisione della norma  contribuirebbe a ridurre le difformità di applicazione sul territorio che spesso discendono da diverse interpretazioni  formulate  in sede locale. Infine, è fuori di dubbio che “una conoscenza pubblica, condivisa e realistica, dello stato di attuazione delle bonifiche,  per  orientare  le determinazioni del Parlamento e del Governo, per prevenire i fenomeni illeciti, per circoscrivere e superare politiche d’impresa inadeguate e comportamenti pubblici arcaici, ma anche per mantenere alta l’attenzione su quanto è accaduto, si sviluppa, è e sarà utilmente realizzabile in un settore di fondamentale rilevanza economica, sociale, ambientale”, come si legge nella “Relazione sulle bonifiche nei siti di interesse nazionale” del 2018 della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Su questo SNPA si sta impegnando da alcuni anni come dimostra la recente pubblicazione del rapporto “Lo Stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i siti regionali”.

 

La rete carburanti si confronta quotidianamente con questi problemi. Eppure è uno degli ambiti in cui servirebbe intervenire rapidamente non solo ai fini del recupero per la collettività di aree dismesse, ma anche per favorire quel processo di ammodernamento di cui si parla da anni. Che idea si è fatto in proposito?

Il Decreto ministeriale 12 febbraio 2015, n. 31 «Criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei punti vendita carburanti (PV)» rappresenta già una norma speciale che introduce procedure standardizzate e sito specifiche per semplificare il procedimento  garantendo al contempo la tutela dell’ambiente e l’eventuale bonifica.

In generale, sarebbe opportuno fare una riflessione sulla “rigida” applicazione di alcuni strumenti tecnici che potrebbero essere più flessibili con il solo fine di renderli più rappresentativi del quadro ambientale complessivo del sito. Oggi la procedura di “ingresso” in un procedimento di bonifica è spesso stringente: ad esempio basta il superamento per un solo parametro delle concentrazioni soglia di contaminazione per definire un sito potenzialmente contaminato, anche se quel parametro appartiene ad un insieme di centinaia di parametri non contaminati.

In generale, sarebbe opportuno fare una riflessione sulla “rigida” applicazione di alcuni strumenti tecnici che potrebbero essere più flessibili con il solo fine di renderli più rappresentativi del quadro ambientale complessivo del sito. Occorre quindi definire dei criteri tecnici di ingresso nella procedura e creare procedure tecniche che consentano rapidamente di prendere delle decisioni

Occorre quindi definire dei criteri tecnici di ingresso nella procedura e creare procedure tecniche che consentano rapidamente di prendere delle decisioni, anche stimolando il confronto tecnico tra “controllore” e “controllato”; ciò favorirebbe la soluzione in tempi rapidi delle problematiche, evitando che la procedura si  sposti sul piano “legale” e “amministrativo”. È però ovvio che per ridurre la conflittualità che oggi spesso caratterizza le procedure in generale, e alcuni step in particolare come l’analisi di rischio, è necessaria una disponibilità di tutte le parti in causa.

 

In questi anni unem ha condiviso con Ispra molte iniziative. Ultima la sigla di un protocollo di intesa per la promozione, l’incentivazione e la diffusione di scambi di esperienze e pratiche tra pubblico e privato. Quanto aiutano queste forme di collaborazione?

Il confronto con gli attori coinvolti nel tema dei siti contaminati è importante, lo è ancora di più se verte sulle attività quotidiane. Quelle che stiamo conducendo con unem ci consentiranno di sperimentare in alcune aree dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) nuove tecniche per investigare le matrici ambientali e verificarne sul campo l’efficacia. Il valore aggiunto di queste collaborazioni è quello che esse coinvolgono, mettendole a sistema, tutte le parti: soggetti titolari della bonifica, agenzie regionali, laboratori privati e del SNPA, ecc. Ciò rende queste collaborazioni non solo irrinunciabili momenti di confronto ma anche di reciproca crescita e formazione.